la-solitudine by Liliana Russo
Il cielo comunica un’altra estate, scomunicata già la primavera… Troppo di tutto. Troppi odori, troppi fiori, troppo ciarlare di abiti svolazzanti per pubblicizzare brezze irriverenti. Un ventilatore può offrire lo stesso servizio, senza solleticare il cuore. Luglio è il mese del ventilatore e del condizionamento, te lo offrono tutti i depliant e sempre a buon mercato, senza interessi sulle rate e senza “condizioni”. L’estate è piombo rovente. Davvero mi ero convinta non sarebbe più tornata. Un gabbiano urla sulla mia testa o forse è una cicogna. Al momento, pensare che sia un gabbiano, mi fa più comodo: la pesante metafora che si porta nel fardello una cicogna mi potrebbe far credere che qualcosa ancora è possibile… ma ora non posso e non voglio. Luglio ha solo un difetto, si chiama Notte di San Lorenzo ed è lì che, in un buio solido, che non fa paura, la gente raccoglie con cucchiaiate di sguardi pezzi di notte per scovarci la caduta di una stella. Sadici o romantici? Entrambi, con le varianti necessarie dettate dal caso… e da chi occupa la sdraio al suo fianco.
C’è una sdraio al mio fianco vuota anzi svuotata. L’ultimo Schopenahuer che si era sdraiato all’ombra di una notte stanca, aveva creduto che io volessi riempirla con qualcuno a tutti i costi. Illuso. Una sdraio ha la sua consistenza e la sua essenza materiale ed immateriale, ha un suo copione ed una sua presunzione. Quella di saper interpretare ottimamente il suo stato e di poter governare lo stato altrui. Pertanto non chiunque starà comodo sulla stessa sdraio. E’ richiesto spirito di adattamento e capacità di discernere il proprio ruolo e quello dell’oggetto che si va a colmare. Ruoli complementari e la comodità o scomodità ne è la conseguenza.
Personaggi scomodi se ne incontrano in tutti i mesi dell’anno, la raccolta e la vendemmia di certuni non riguarda un periodo ma un attimo contingente. E considerato che un anno raccoglie in sé un numero notevole di attimi, e solo quattro stagioni, le statistiche potrebbero andare in tilt, per questo evitiamo di menzionarle… Non sarebbero attendibili.
Schopen Hauer era in rotta con l’universo umano. Tutte le teorie da rifare. Persino i filosofi che amava li avrebbe volentieri revisionati, anche senza argomentazioni, anche in piena contraddizione di se stesso. L’uomo non avrebbe dovuto esistere ed io mi chiedevo come mai lui si tenesse ancora in vita, forse per seguire i reality, dove si scopiazza la vita? Tollerava questo o quello a fasi alterne, a malapena riconobbe me degna in una delle sue fasi nascenti. Aveva preso una bella lezione dal suo predecessore che s’era circondato di “discepoli” verso la fine del suo percorso e cercava di garantirsi una seguace vera e malleabile, resistente ai suoi attacchi e alle sue gratuite crudeltà. Illuso. Misantropi e misogini, possono garantirsi solo la marmellata di quel che potrebbe essere un frutto maturo. Mai addentare la polpa. Potranno scrutare, a debita distanza perché fa parte del loro destino mantenersi lontani dal sentire, e cercare nel barattolo sigillato il ricordo di futuro impossibilitato a divenire tale, stando attenti a non aprirne la confezione: non si sa mai cosa potrebbe accadere in presenza di conservanti o derivati.
Sbraitava nel suo ieratico silenzio.
Da brava discepola ho imparato molto da questa rabbia e presunzione d’odio, ho imparato che sognare continua ad essere l’unico modo per non finire come loro, che il sogno dà tregua e non è necessario come il reale… Non devi sfuggirlo, come il destino, perché non risponde mai al compromesso azione-reazione. Si muove random e non ti devi adattare alle sue leggi perché un attimo dopo, al risveglio, già non sarebbero più valide. In essi le stagioni non hanno la sequenzialità cui ti costringe la vita qui fuori.
L’estate è un ricordo rovente, davvero mi ero convinta non sarebbe più tornato questo brivido letargico. Una cicogna urla sulla mia testa o forse è un gabbiano. E’ irrilevante, conta solo il fatto che c’è qualcosa al di sopra di questa cappa in fiamme che riesce a volare.
Mi giro verso l’ombra di Schopen Hauer distesa sulla sdraio svuotata… allungo la mano verso il cielo ed ogni stella di luce tagliente resta lì al suo posto e non sembra aver intenzione di atterrare.
Provo tenerezza per quel ricordo distante anni luce e un attimo dopo una fitta di sgomento.
“Nostalgie genuflesse ad un ricordo… idolatria della speranza, questa pazza illusione che si crede immortale solo perchè hanno diagnosticato per lei che debba essere l’ultima a morire. Qui la speranza giace addormentata da mille anni. A lei questo epitaffio”
Paola Tinchitella – Stagioni – tutti i diritti riservati