Niente altro


Si rifugiava
in un sottoscala
ogni volta che la sua casa
era inondata di luce
la paura dei sensi
atterriva l’azione

In un sottoscala
l’ombra è frescura
che inficia
le percezioni naturali
dell’istinto

Attendeva
quel filo di luce
che non ferisce gli occhi
segnaletica d’una possibilità,
una strada, l’alba.

Per annullarsi
cercava la fatica
nelle sue mille forme
anche salire e scendere scalinate
era una fuga
deterrente al riposo
che genera pensiero.

La musica solo
espressione del vivere
con tutte quelle scale immaginarie
l’aggrediva dentro
tutte quelle intro
come pulsazioni cardiache
a ricordarle di esistere
finì con l’odiarla
come si odia un’agonia
prolungata, infinita.

Le macchine hanno fortuna
eseguono senza pensare
solo impulsi indotti
predeterminati, automatici
niente precede l’atto
nessun dolore
a volte calore da surplus
niente altro

“Niente altro”
per noi
confina forse con la morte?

Paola Tinchitella tutti i diritti riservati

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