Indosso un pensiero. E se fosse esatto il suo opposto?
Se niente è reale, il pensiero ha una duplice facciata o prismatica veste. Double o dpm face .
E ancora… ciò che riteniamo reale o concreto potrebbe essere astratto. Ciò che è astrazione potrebbe, altrimenti, essere realtà.
Nulla è oggettivo. Tutto è subdolamente filtrato dallo sguardo individuale, dall’interiore soggettivo… non si produrrebbe dubbio se così non fosse.
Ogni concetto è completo solo nella sua stereofonia – con i suoi alti, i suoi bassi, acuti e gravi. Paradossalmente i suoi accenti non sono suoi… ma sono espressione della nostra percezione, quel che riusciamo a cogliere e conseguentemente attribuiamo ognuno per le sue tendenziali possibilità.
Lo spazio sonoro che accoglie lo scontro di pensieri generati dalla stessa contingenza, eppur lontani e contrari l’uno dall’altro… vibra di sgradevoli rumori in successioni disarmoniche.
Il dubbio nasce e muore lì, espressione schizofrenica di uno stesso pensiero guida.
Paola Tinchitella © tutti i diritti riservati
10 aprile 2011 at 10:55 PM
La diffusione della percezione sonora del pensiero nella precisa posizione spaziale del concreto e dell’astratto , riprodurrà stereofonie che rimandano a metafore linguistiche e ad elaborazioni di concetti proiettati dal mondo empirico
una metafora molto originale sull’incomunicabilità che si materializza attraverso una cacofonia di linguaggi e paradossalmente ne ripropone il concetto nella rappresentazione visiva di “onde sonore” nascoste nel codice dell’immagine fotografica.
Nel progetto concettuale , l’autore suggerisce al fruitore la chiave interpretativa , sottolineando
una durissima metafora sulla miseria del vivere dell’individuo con i suoi comportamenti quotidiani privi di equilibrio che lo obbligano ad una esistenza “automatizzata”:
Le mani simbolo di gestualità , in questo fotogramma riproducono due sequenze delle mani l’una statica e l’altra in movimento quindi opposte come a voler condurre il fruitore verso il concreto e l’astratto del suono immaginando quest’ultimo come una sorgente di “volumi” che nell’altalena dell’alta e della bassa velocità del suono riproducono flussi di energia di attrazione e di repulsione:
“Lo spazio sonoro che accoglie lo scontro di pensieri generati dalla stessa contingenza, eppur lontani e contrari l’uno dall’altro… vibra di sgradevoli rumori in successioni disarmoniche.
Il dubbio nasce e muore lì”.
Il messaggio finale ricade sulla miseria in cui spesso l’umanità conduce le proprie ambizioni:
i canali dell’incomunicabilità.
Quelle ambizioni saranno come i salti in uno spazio buio e non troveranno mai la loro dimensione .
15 aprile 2011 at 6:26 PM
perfetta… perfetta… perfetta
“il dubbio nasce e muore lì” perché al di fuori di quel territorio, fatto di contingenza, non sopravvive… la strada della comunicazione-comunione lo esproprierebbe del suo esistere.
Grazie Liliana