KWOTEI di Paola Tinchitella e Matteo Seduta (line ‘n’ circle project)


Kwotei from Paola Tinchitella on Vimeo.
Una vita intera alimentata artificialmente dalle suggestioni dell’appartenenza, dell’appartenerci e dell’appartenuto.
La misura del vivere si pesa su bilance truccate, dove gravano solo le rappresentazioni di noi stessi attraverso quello che amiamo e cui siamo legati o attraverso quello che odiamo e da cui prendiamo le distanze.
La sete di appartenere ad un gruppo, l’accettazione da parte dell’altro avviene sistematicamente attraverso quello che riusciamo a far rientrare nelle nostre scelte, mai libere ma condizionate dall’esterno. Ogni essere umano sperimentando l’adesione alle diverse appartenenze traccia la dimensione individuale e sociale della sua identità, come l’appartenenza religiosa, nazionale, politica, famigliare, di genere. In questa dinamica l’apparire si sostituisce all’essere, viviamo come surrogati di noi stessi.
Il possesso delle cose o addirittura delle persone costruisce nelle varie epoche vitali un totem personale da venerare, fino al punto di arrivare a percepire che esistiamo in virtù dei simboli che ci rappresentano.
E’ questo forse che ci tiene in vita? Quale valore assume il vissuto nel momento del trapasso? L’agonia risiede nel dover abbandonare i nostri simboli o nell’averli contemplati in vita?

La malattia e la morte togliendoci la possibilità di proiettarci in progetti futuri, allontanando l’integrità fisica e mentale, toglie improvvisamente significato alla nostra realtà intrinseca .
La paura della morte è direttamente proporzionale alla paura che abbiamo della vita: ci circondiamo di totem proprio per alleviare queste paure e senza averne percezione tutti i nostri gesti vissuti diventano un rituale propiziatorio per scacciarle.
L’uomo, giunto alla fine, sintonizzato su quel che è stato, ma soprattutto su quel che ha avuto e che gli viene sottratto in un unico atto, al momento della scomparsa si rivela solo comparsa. Quando sta per abbandonare questa magnifica gabbia conosce il valore no-sense di ogni cosa cui si è aggrappato, bisogni e sogni, ideologie e fedi, il quotidiano del cibo, del sesso, il bisogno di accumulare, il giogo delle mode e delle ossessioni… Conosce la mistificazione del tutto “avuto” che si trasforma in niente “da lasciare” quando si trova sull’ultima scena calcata. Tutto diventa frastuono, tutto il tangibile, nel trapasso, diverrà intangibile a commemorare il funerale dell’utilità che trova la tomba nel suo opposto.
La vita si rivela, sul finire della trasmissione, macchina con troppi ingranaggi. Ognuno di questi ci ha stritolati in ogni istante, con il nostro sangue ha oleato i suoi stessi meccanismi… lo sapremo solo quando non avremo più sangue a scorrer nelle vene e dovremo liquidare tutto quello che è stato… forse nel vuoto nero che segue il distacco dall’amato e dall’odiato risiede la soluzione. Il silenzio della morte, al di là di quel che potrebbe seguire, è forse l’unico atto davvero compiuto di tutta la vita.

Paola Tinchitella

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1 responses to “KWOTEI di Paola Tinchitella e Matteo Seduta (line ‘n’ circle project)

  • Liliana

    Liberi si nasce, condizionati si diventa :

    la paura di diventare liberi non permette di andare oltre la superficie e così gli accadimenti vengono rimandati alla coincidenza di cui l’esistenza è soggetta e assoggettata , ma non sempre coincidono o sono co-incidenti…così il più delle volte principi, teoria,”credo” e fede seguono vie che trovano spiegazioni su un cammino materiale prestabilito, legati a schemi lontani dalla matrice all’origine o addirittura opposti…la via dell’anima e la via della superficie percorrono strade parallele e strettamente connesse…ma è necessario non confondere le due strade per non compromettere la libertà…essa, secondo gli schemi prestabiliti dalla “convenzione sociale”, ritorna alla sua matrice con il concetto di rinascita , dopo la morte materiale.

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